“La scelta degli Emirati di investire sui settori non-oil è la testimonianza della saggia ed innovativa strategia economica del governo locale che crea condizioni durature di sviluppo economico”. Giovanni Bozzetti analizza così la lungimiranza degli EAU.
Dubai continua a investire sui settori dell’economia non-oil, quali costruzioni, infrastrutture, commercio all’ingrosso e servizi pubblici che, nonostante il rallentamento del mercato globale, continuano a registrare una rapida crescita. Il valore del commercio estero non-oil ha infatti fruttato Dh1.283 miliardi solo nel 2015.
La Cina mantiene ancora la sua posizione di primo partner commerciale di Dubai con Dh176 miliardi, l’India è al secondo posto con Dh96 miliardi, seguita dagli Stati Uniti con Dh82.
“Il settore del commercio di Dubai continua a registrare grandi performance e contribuisce in modo significativo alla crescita del Paese”, dichiara fermamente il Principe ereditario e Presidente del Consiglio esecutivo Sheikh Hamdan bin Mohammed bin Rashid Al Maktoum, sottolineando come la chiave del successo sia una politica di diversificazione specifica di Dubai ma in generale anche degli Emirati Arabi Uniti tutti. Un piano strategico vincente, nonostante l’andamento ondivago del commercio internazionale nel corso del 2015, il crollo dei mercati globali e il drastico calo dei prodotti di base.
Qualche dettaglio e qualche numero per fare facilmente un po’ di conti.
Le importazioni hanno portato Dh796 miliardi del totale degli scambi nel settore non-oil, mentre le esportazioni Dh132 miliardi. Le riesportazioni Dh355 miliardi.
E come è noto, la scalata di Dubai non si ferma mai. Dubai cresce, si inventa, si trasforma.
Una trasformazione di se stessa come città. “Una città diventata (e considerata) la più intelligente a livello globale, con la transizione degli EAU in un’economia post-petrolifera”, continua il Principe ereditario.
Proprio lo scorso anno, nonostante il mercato in crisi, come già ricordato, Dubai è riuscita ad avere addirittura un impulso maggiore che ha rafforzato ulteriormente la sua posizione di leader nel panorama regionale e internazionale, lanciando prodotti di trading ICT.
I telefoni cellulari hanno rappresentato la merce in assoluto più scambiata con un valore complessivo di Dh185 miliardi. I computer si sono piazzati al sesto posto con un valore complessivo di Dh46 miliardi: un trend commerciale che conferma lo status di Dubai come hub globale della tecnologia.
Il Presidente e amministratore delegato di DP World, società che possiede terminali portuali in tutto il mondo, (ha un portafoglio di oltre 65 terminali marittimi in sei continenti e nuovi sviluppi in corso in India, Africa, Europa e Medio Oriente), Sultano Ahmed bin Sulayem, sottolinea la delicata capacità di Dubai di affrontare e sfruttare al meglio sia gli alti sia i bassi del commercio globale, senza perdere di vista gli obiettivi e concentrandosi sui settori fiorenti di prodotti ICT e dispositivi intelligenti.
Senza dimenticare che la strada è costante salita, in termini di progetti. Primo su tutti Expo 2020 Dubai. “L’esposizione Universale, e non solo, ci sta incentivando a trovare soluzioni quanto mai innovative in grado di rispondere a domande sempre più varie. Solo così la competitività di Dubai può chiamarsi tale”, sostiene Bin Sulayem.
E giusto per non tralasciare nulla, si potrebbe anche aggiungere che Dubai ha mantenuto la sua posizione di leader nel mercato dei metalli e pietre preziose. Il valore dell’oro scambiato è stato di Dh117 miliardi, quello del diamante di Dh94 miliardi e dei gioielli di DH65 miliardi.
Infine il commercio diretto ha rappresentato la quota maggiore di tutto il commercio estero di Dubai con Dh802.14 miliardi, mentre le zone franche e i depositi doganali hanno contribuito rispettivamente con Dh447,23 miliardi e Dh33.16 miliardi.
Di Manuela Donghi
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