Diffondere principi di pace e umanità: questo è l’obiettivo della 15° edizione dell’Arab Media Forum, in scena al Dubai World Trade Center.
Una “due giorni” organizzata dal Dubai Press Club, che ha attratto tra i più importanti media arabi e internazionali, giornalisti e intellettuali, per discutere i punti focali che riguardano il settore dei media. Il tema è quello della comunicazione: come le notizie possono contribuire positivamente a costruire un dialogo tra diverse civiltà.
Un appello su tutti è stato fatto in presenza di Sua Altezza lo Sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum,, Vice Presidente e Primo Ministro degli Emirati Arabi Uniti e governatore di Dubai. Quello per la creazione di un “media umanitario” nel mondo arabo. L’argomento centrale della prima sessione è stato, non a caso, questo: “Impatto dei media sull’umanità”, sessione moderata dall’anchor-man della MBC, Yasser Al Amro. Relatori, il giornalista saudita Awad Al Fayyed, lo scrittore Mohammed Al Nughaimish e lo scrittore e consulente dei media egiziani Yasser Abdel – Aziz.
In uno scenario regionale caratterizzato da una ancora sentita crisi politica, economica e culturale, sono proprio i mezzi di comunicazione ad avere un compito fondamentale per cercare di risolvere i problemi umanitari ancora esistenti, mettendo in evidenza il lavoro svolto ogni giorno per contrastarli. In qualche modo, nella tavola rotonda che ha fatto da collante per tutti gli argomenti del Forum, si è messa in discussione l’efficacia del ruolo dei media. Ovviamente con un approccio costruttivo.
Il lavoro dei giornalisti rispecchia davvero la situazione attuale del mondo arabo?
La comunicazione è in grado di andare in profondità per quanto riguarda le criticità che sta affrontando?
E perché spesso l’attenzione è rivolta esclusivamente all’intrattenimento e ai gossip che riguardano vip e celebrità?
Sono queste alcune delle domande che hanno infiammato la discussione.
Lo scrittore egiziano Yasser Abdel – Aziz imputa la colpa a “una carenza di professionisti nella Regione”. “Diventa difficile anche trovare delle buone storie, e di conseguenza è complicato mantenere vivo l’interesse del pubblico”, ha detto. “Per questo è necessario attrarre i lettori, i telespettatori e tutti coloro che si aspettano qualcosa in più”.
Indubbiamente un ruolo fondamentale viene giocato dai social media, diventati parte integrante del lavoro attuale di un giornalista. “Andrebbe premiata la creatività dei redattori”, dice convintamente lo scrittore Al Nughaimish. “Le aziende dovrebbero riconoscere soldi in più a chi porta nuove idee. Se si paga un giornalista solo per il lavoro che svolge nel suo orario di ufficio, si perde la creatività, che invece è quella che fa la differenza”.
Omar Saif Ghobash, Ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti in Russia, è intervenuto invece in un’altra sessione: “Diffondere la pace e principi umanitari”, incentrata sugli stereotipi negativi del mondo arabo. Luoghi comuni che hanno messo la Regione sotto i riflettori di tutto il mondo, generalizzando grandi temi e questioni come l’Islam e i musulmani. Luoghi comuni che, detto in parole povere, rimandano l’idea di un Paese carente di umanità.
“In questi ultimi anni, i media sono stati i responsabili di un cambiamento nel modo di vedere e approcciarsi alle cose. Hanno creato creato il dibattito tra la gente” , ha detto Ghobash, aggiungendo però: “Spesso il dibattito manca di profondità”.
Su cosa stanno lavorando, quindi, gli Emirati Arabi Uniti, per fare in modo che ci sia un cambio di mentalità?
“Noi stiamo cercando di dare un’idea di modello per il mondo arabo intero. Un esempio virtuoso di economia dinamica, fatto di uomini e donne che lavorano incessantemente. Si respira aria di positività in Medio Oriente. Stiamo puntando molto sui giovani, perché hanno potenziale e questo va sfruttato. Insomma, stiamo rispondendo e reagendo alla primavera araba”, conclude Omar Saif Gobash.
Di Manuela Donghi
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