E’ la cifra dell’emirato ricchissimo senza una goccia di petrolio e diventato hub planetario. Oltre che del business, dei voli, del turismo, dello shopping, dell’arte…
Con EXPO 2020 alle porte, Dubai accelera i tempi, come se la bolla immobiliare da incubo del 2009 fosse stata solo un brutto sogno. Dal 20 ottobre 2020, per 6 mesi, la prima Expo del Medio oriente stupira’ 25 milioni di visitatori attesi. Il suo titolo, utopistico quanto basta, Connecting Minds, Creating the Future (Collegare le menti, creare il futuro), sara’ declinato attraverso tre tempi: opportunita’, mobilita’ e sostenibilita’. Ma protagonista sara’ l’ecologia, con tende fotovoltaiche che copriranno i viali e la piazza centrale, producendo meta’ dell’energia per tutto il sito espositivo, nel quale circoleranno 750 bus a emissioni zero. Dubai vorra’ mostrare che per il 2050 intende essere la citta’ piu’ ecosostenibile del mondo .
Del resto, se l’attenzione all’ambiente e’ una caratteristica di paesi arabi produttori di petrolio, lo e’ ancor di piu’ a Dubai, che di greggio non ne ha una goccia. Il che non ha impedito all’emirato di diventare la citta’ dei mille record, sintetizzati nella giungla vertiginosa del Burj Khalifa, dal 2010 la torre piu’ alta del mondo: 829,8 metri. Come e’ stata possibile questa sensazionale crescita, di ricchezza, di skyline, di qualita’ della vita? “Dubai e’ il miglior esempio di marketing territoriale”, sostiene Giovanni Bozzetti, docente universitario ed ex assessore al Comune di Milano e in Regione Lombardia, ma soprattutto un manager che trascorre cento giorni l’anno negli Emirati come presidente di EFG Consulting, societa’ di consulenza con cui ha aiutato tante imprese italiane a insediarsi a Dubai, Abu Dhabi, Sharjah. “Vincente per Dubai e’ stato il primo aeroporto hub a meno di 8 ore di volo da due terzi della popolazione mondiale. E una compagnia aerea senza uguali, Emirates, con i suoi 100 Airbus 380, i servizi di bordo e la tecnologia che rendono il viaggio sempre un grande piacere”. Dubai ha sviluppato un’offerta senza pari di mall, ristoranti, hotel, parchi a tema. E se lo spettacolare Dubai Mall non bastava, il nuovo Dubai Square, quando aprira’ lungo il Dubai Creek, lo oscurera’: piu’ esteso dei tre piu’ grandi centri commerciali del mondo insieme. Consumatori e aziende sembrano aver superato lo shock per l’introduzione dell’iva, a inizio 2018, voluta dal Fondo monetario internazionale: appena il 5% sulle merci vendute (in Italia la standard e’ al 22%), che e’ parsa ugualmente un’enormita’ per un’economia che non conosceva la tassazione. L’inflazione e’ raddoppiata, dal 2 al 4%, ma gia’ dal 2019 dovrebbe tornare come prima. I commercianti di oro e diamanti, lamentando crolli delle vendite, hanno ottenuto una sorta di esenzione. E ai turisti e’ stato promesso che con il 2019 in aeroporto potranno farsi rimborsare l’iva pagata sugli acquisti.
Dubai resta la citta’ al mondo dove il visitatore spende di piu’, 537 dollari al giorno. E ad arrivare sono in tanti. L’aeroporto, il cui terminal 3 e’ il piu’ grande del pianeta, ha il record dei passeggeri internazionali: nel 2017 con 87,7 milioni precedeva Heathrow e Hong Kong. Dubai e’ anche la quarta citta’ piu’ visitata, dopo Bangkok, Londra e Parigi. Secondo Dubai Tourism, nel 2017 ha registrato 15,8 milioni di pernottamenti internazionali (214mila di italiani), 6,2% piu’ del 2016. A Dubai pero’ non ci si accontenta. Helal Saeed al-Marri, dg di Dubai Tourism, cosi’ riassume la Dubai Tourism Vision 2020: “Accogliere 20 milioni di visitatori all’anno entro il 2020”. Comunque Dubai non e’ solo meta per lo shopping o per business. Attraenti sono lo sport, il cibo, l’arte, le scuole: 35 universita’ (anche americane, inglesi, canadesi, russe…) , l’offerta educativa e’ alta, tanto che meno giovani emiratini vanno a studiare negli Usa. In ogni caso, qua o la’, fino alla laurea provvede lo stato, loro non pagano un dirham (valuta locale, circa 1/10 di euro). Dubai poi non vantera’ i grandi musei di Abu Dhabi , pero’ e’ un ottimo mercato dell’arte contemporanea, con le gallerie del Financial district e del polo di Alserkal avenue, che in alcuni capannoni dismessi ospita 30 spazi creativi, 15 gallerie, un museo privato, una fondazione, un nuovo capannone firmato Rem Kolhaas. Art Dubai, in marzo, e’ data fissa sul calendario di artisti, galleristi, collezionisti. Cosi’ come la Dubai design week, che in novembre ha il suo cuore nel Dubai design district (D3) progettato da Norman Foster, fiera giovane ma gia’ di riferimento per il Medio Oriente.
Come lo e’ il Dubai food festival, tra febbraio e marzo. Del resto, a Dubai si potrebbe cenare ogni sera in un ristorante di gran livello differente per un anno intero. Da Nobu a Gordon Ramsay, da Tom Keller a Jamie Oliver, decine di star chef hanno aperto anche a Dubai. Compresi gli italiani Niko Romito al Bulgari, Heinz Beck al Waldorf Astoria, Massimo Bottura ora al W – The Palm. E nel Dubai mall ci sono Eataly e Cova. La passione per il cibo unisce emiratini ed expat. Come quella per lo sport. L’evento principe e’ la Dubai world cup, la corsa di cavalli piu’ ricca al mondo, 30 milioni di dollari in palio: nel marzo 2018 l’emiro Mohammed bin Rashid al Maktoum (il piu’ grande proprietari di cavalli che ci sia) e’ tornato a vincerla con Thunder Snow, un 4 anni irlandese della sua scuderia, Godolphin.
Insomma, in ogni settore Dubai e i suoi sceicchi vogliono emergere, stupire, vincere, stabilire record, cui poi ci si abitua in fretta. E’ accaduto persino con Palm Jumeirah, il quartiere sull’acqua del Golfo Persico (o Arabico, non volendo urtare gli emiratini) che ha solo dieci anni e sembra li’ da sempre. Ma non importa: Dubai, con la sua bulimia di novita’ ogni mese ha qualcosa di inedito. Ecco cosi’ il nuovo Quran park, 65 ettari e 12 grandi giardini dedicati al Corano; la Bluewater Island, un’isola artificiale con hotel, appartamenti e la Ain Dubai, la ruota panoramica piu’ alta del mondo (210 metri); il Cityland mall, 1 milione di mq di centro commerciale all’insegna dell’interazione con la natura; il Deira mall, mille negozi e ristoranti nel cuore della vecchia Dubai; lo Sky walk, una passerella aerea sul cui bordo si cammina legati ma protesi verso il vuoto, con 53 piani sotto di se’. E questo era solo un villaggio di pescatori, fra il deserto e il Golfo Persico. Pardon, Arabico.
SOURCE: CAPITAL