L’abbandono delle forme tradizionali di produzione industriale a cui si è assistito negli ultimi anni ha permesso all’industria creativa di assumere un ruolo sempre più centrale, diventando un fattore essenziale di competitività e di crescita economica nei singoli paesi.
Non a caso, come è emerso anche dalla Prima Mappa Globale delle Industrie Creative e Culturali presentata lo scorso settembre a Parigi dalla Cisac (Confederazione internazionale delle società di autori e compositori), a livello internazionale l’industria creativa e culturale ha un valore superiore ai 2.250 miliardi di dollari, pari al 3% del Pil mondiale, e può contare su quasi 30 milioni di occupati, confermandosi dunque un settore strategico per l’economia del mondo industrializzato. Guardando invece più nello specifico al caso italiano, è il nostro immenso patrimonio culturale la linfa vitale dell’industria creativa tricolore ed è proprio per quantificare la centralità economica di questo comparto così importante che diciannove associazioni di categoria (fra cui FIEG, SIAE, AGIS, FIMI e CONFCULTURA) hanno affidato alla multinazionale della revisione, EY, (Ernst & Young) il primo studio sull’Industria della Cultura e della Creatività in Italia. Presentato il prossimo 20 gennaio nel Salone d’Onore della Triennale di Milano, “Italia Creativa” rappresenta dunque lo strumento più consono per capire quanto i diversi settori dell’industria culturale italiana contribuiscano all’economia del Paese, sia in termini di occupazione che di fatturato.
«È nostro preciso dovere adoperarci per favorire al massimo ogni espressione di questo settore, garantendo le corrette condizioni di mercato, contrastando pirateria e contraffazione e riconoscendo il giusto compenso a chi vi opera con il proprio talento – spiega il Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, ospite illustre della giornata milanese insieme con altre personalità di primo piano dell’industria creativa e culturale nazionale – così che l’Italia torni realmente ad essere il Paese delle Arti e della Bellezza».
Undici i settori analizzati nella ricerca di EY: ovvero, architettura; arti performative; arti visive; cinema; libri; musica; pubblicità; quotidiani e periodici; radio; televisione e home entertainment e videogiochi.
«L’Italia Creativa è il cuore e il cervello del corpo economico del nostro Paese – sottolinea Filippo Sugar, Presidente SIAE – e mai come in questo settore le start-up ne sono l’elemento caratterizzante, perché ogni autore, ogni artista che inizia a pensare di dedicare la sua vita alla creatività, o comunque a realizzare opere nuove è, di fatto, lui stesso una start-up. Ecco perché quest’industria è sempre stata fortemente legata all’innovazione, che è storicamente fonte di rottura, di pensieri nuovi e di libertà».
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