L’ottimizzazione delle competenze e delle tecnologie digitali, nonchè l’incremento di fattori abilitanti più generali, quali la facilità di accesso ai finanziamenti e il livello di apertura del contesto normativo di un Paese, potrebbero aumentare la produzione economica mondiale di 2 trilioni di dollari entro il 2020, dando al contempo un ulteriore impulso all’economia digitale, che già oggi vale il 22% (ovvero, più di un quinto del prodotto interno lordo mondiale). A sostenerlo è lo studio dal titolo “Digital Disruption: the Growth Multiplier” presentato da Accenture in occasione del World Economic Forum 2016 di Davos (WEF) e che ha fotografato la scala dell’economia digitale nei primi 11 Paesi del mondo, pesando il valore aggiunto al PIL generato da hardware, software e tecnologie associate e dai professionisti che sfruttano il digitale nelle loro attività e misurando inoltre il valore dei beni e servizi intermedi digitali utilizzati nella produzione.
E con gli Stati Uniti a fare da forza trainante dell’intero sistema (il 33% della produzione è infatti costituito da investimenti nel digitale), i Paesi che hanno le maggiori opportunità di migliorare la loro performance digitale complessiva sono il Brasile (6,6%), l’Italia, (4,2%, pari a circa 81 miliardi di dollari), la Cina (3,7%) e il Giappone (3,3%).
“In questo clima d’incertezza delle prospettive economiche globali, aziende e istituzioni si stanno rivolgendo al digitale per garantirsi una crescita più rapida – ha precisato Mark Knickrehm, group chief executive, Accenture Strategy – ma la dimensione dell’economia digitale non è di per sé garanzia di crescita. Quello che serve è un’azione decisa, che reindirizzi talento e tecnologie digitali verso la creazione di nuovi modelli di business, piuttosto che di efficienze, così da ottenere il massimo dei ritorni”.
Per quanto riguarda il caso specifico dell’Italia, dove il 18% della produzione è rappresentato da investimenti in campo digitale, l’indicazione che scaturisce dal rapporto di Accenture è quella di orientare il 60% dell’impegno supplementare nello sviluppo Internet verso una migliore applicazione di tecnologie e un 40% nell’ecosistema (come infrastrutture, pubblica amministrazione e mercati), così da spingere al massimo entrate e produzione economica. E i modelli di business su piattaforma sono una delle più grandi opportunità di crescita indotta dalla tecnologia digitale, perchè consentono alle aziende di creare nuovi mercati e di aumentare il loro valore riunendo partner e clienti su una comune piattaforma digitale.
Ma come spiegato dalla ricerca, perché si possano ottenere livelli più alti di produttività e crescita servono essenzialmente tre azioni: 1) dare priorità agli investimenti digitali basati su opportunità di valore (ovvero, valutare l’equilibrio degli investimenti digitali, al fine di massimizzare i ritorni degli stessi attraverso una combinazione ottimale di crescita delle competenze e avanzamento tecnologico); 2) avvalersi di una strategia digitale specifica, stabilendo quale piattaforma, quali ruoli e quali dati siano fondamentali, così da riuscire a competere con successo nel proprio settore; 3) migliorare il proprio “quoziente d’intelligenza digitale” (digital IQ) collaborando con le istituzioni allo scopo di avviare rapporti intersettoriali e di cambiare le regole della concorrenza.
“Gli alti tassi di crescita registrati da tante aziende digitali possono diventare una realtà anche per gli operatori delle industrie tradizionali – ha sottolineato Bruno Berthon, managing director, Accenture Strategy – perché applicando questi modelli di piattaforma, creeranno un ecosistema di partner e clienti, dove potranno offrire nuovi servizi a valore aggiunto”.
Fonte: riproduzione riservata
EFG CONSULTING