Entro il 2030 tutti i tetti degli edifici di Dubai saranno dotati di pannelli solari, collegati alla rete elettrica locale (ovvero, la Dubai Electricity and Water Authority), al fine di trasformare la città in un centro globale di green economy, col 7% di energia derivante da fonti rinnovabili entro il 2020, per poi salire al 25% nel decennio successivo e al 75% entro il 2050. L’annuncio è stato dato da Sua Altezza Shaikh Mohammed Bin Rashid Al Maktoum, Primo Ministro degli Emirati Arabi e Governatore di Dubai, in occasione del lancio della Dubai Clean Energy Strategy 2050 e il progetto rientra nel piano del governo che ha previsto lo stanziamento di 27 miliardi di dollari per investimenti nel settore delle energie alternative (gas naturale, solare, carbone pulito e nucleare, con il primo impianto nucleare operativo nel 2017) mediante prestiti a basso costo.
“Il nostro obiettivo – ha spiegato Shaikh Mohammed – è quello di creare un modello sostenibile nel settore del risparmio energetico che possa essere esportato in tutto il mondo, appoggiando la crescita economica del Paese senza però danneggiare l’ambiente e le risorse naturali, così da fare di Dubai la città a minor impatto ambientale di tutto il pianeta entro la metà del secolo”. Una strategia basata dunque sull’innovazione e che poggia su cinque pilastri fondamentali: infrastrutture (come il Mohammed Bin Rashid Al Maktoum Solar Park che, forte di un investimento complessivo di quasi 13,5 miliardi di dollari, è destinato a diventare il più grande generatore mondiale di energia solare da location singola, con una capacità finale di 5.000 MW entro il 2030); legislazione (con la creazione di un sistema di leggi, da attuare in due fasi, allo scopo di agevolare il passaggio ai pannelli solari sui tetti degli edifici entro il 2030); finanziamenti (attraverso l’istituzione del Dubai Green Fund che garantirà agli investitori le risorse necessarie per progetti di ricerca e sviluppo sull’energia pulita); competenze specifiche (mediante il varo di programmi di formazione in collaborazione con organizzazioni ed istituti internazionali per creare risorse umane specializzate nel campo dell’energia pulita) e versatilità (grazie ad un mix energetico da realizzare entro il 2030 e che comprenda il 25% di energia solare, il 7% di energia nucleare, un altro 7% di carbone pulito e il restante 61% di gas naturale).
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