La ripresa dei consumi (+0,8% nel secondo trimestre 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015), un periodo di ritrovata vitalità per il franchising e l’internazionalizzazione. È il mix di fattori che sta permettendo al retail made in Italy di continuare a crescere nonostante il periodo ancora difficile per l’economia. A tracciare il quadro è la ricerca “Italian style, i modelli vincenti nel food fashion & design”, condotta dalla società di consulenza Ey, presentata nel corso del Retail Summit organizzato nei giorni scorsi a Cernobbio da Confimprese. Dalla quale emerge che lo scorso anno il retail ha registrato un valore di spesa di 900 miliardi di euro (913 miliardi la previsione per il 2016) e continuerà a crescere a un ritmo del 2,3% fino al 2020. Tra i settori trainanti, si aggiudica la pole il food retail (+31,3%), seguito a distanza dal fashion (+7,2%) e dall’intimo (+6,3%).
Nota di merito per il franchising che negli ultimi sette anni ha registrato un incremento del fatturato del 4% confermandosi “volano per l’occupazione, soprattutto giovanile”, ha sottolineato Mario Resca, presidente Confimprese. “Il 26% dei franchisee ha un’età compresa tra 25 e 35 anni e il 61% tra 36 e 45”. Entro la fine del 2016 la previsione per le imprese associate è di chiudere l’anno con circa 2mila nuove aperture e “quasi 10mila nuovi posti di lavoro, in crescita del 18% sul 2015. Fashion e food si confermano tra i settori più vitali con rispettivamente 873 e 320 nuovi locali”. Un settore in cui si fa spazio sempre di più il ruolo femminile: gli affiliati donne sono infatti passati dal 27,2% del 2008 al 33,3% del 2015. A spingere il retail Made in Italy è inoltre la richiesta proveniente dall’estero, tanto che dall’inizio dell’anno sono stati aperti oltre 500 nuovi punti vendita oltre confine, “in crescita del 35% sul 2015. Tra i settori più vivaci ancora una volta proprio abbigliamento e cibo”, ha aggiunto Resca.
Fonte: repubblica.it