“Oltre i confini della moda. Culture a confronto.” È questo il titolo e l’essenza dell’evento organizzato a Milano da Giovanni Bozzetti per accendere i riflettori sulla fruttuosa relazione tra il Made in Italy e gli Emirati Arabi Uniti. Tanto che nel 2016 l’export di moda e accessori dall’Italia verso gli Emirati è stato pari a circa 371,48 milioni di euro, con abbigliamento a 186,48 milioni di euro e accessori a 185 milioni. E l’interscambio sembra essere in ulteriore crescita, tanto che nei primi quattro mesi dell’anno ha registrato un aumento compreso tra il 5 e il 10%.
A sigillare questa partnership ideologica e commerciale una sfilata, allestita presso l’On House di via Passione, che ha portato in scena le collezioni di alta moda di Lidia Cardinale, stilista italiana che negli ultimi mesi ha debuttato con le sue creazioni negli Emirati Arabi, e Raja El Rayes, stilista libica che da oltre trent’anni lavora e risiede in Italia, dove ha preso parte a diverse edizioni di AltaRoma.
“L’idea per questo evento è nata mentre mi trovavo nel deserto con un amico che è un ministro degli Emirati Arabi Uniti all’indomani degli attacchi terroristici di Parigi. Eravamo un cristiano e un musulmano, ognuno in pace con il proprio credo, e ci siamo resi conto di quanto possa essere facile integrare due culture. La moda in questo senso è un importante punto di comunione e quindi ho pensato di fare una sfilata con una designer italiana che ha dimostrato di avere successo negli Emirati e una del mondo musulmano che invece ha successo in Italia”, ha detto a MFF Giovanni Bozzetti,presidente di Efg Consulting e referente unico per l’Italia della Camera di commercio di Abu Dhabi e di Sharjah investment authority.
“Negli Emirati c’è un grandissimo interesse per ogni forma di Made in Italy. I consumatori arabi sono disposti a spendere fino al 20/30% in più per un prodotto se fatto in Italia, più che per ogni altro Paese. Il brand italiano piace molto, ma è anche l’Italian style in generale a essere apprezzato. Una formula complessiva che si coniuga nel sapersi vestire in modo elegante, mangiare bene, sapersi divertire all’italiana. Sono molto attratti anche dall’arredo, dalle tecnologie e dalle macchine italiane”, ha proseguito Bozzetti, che in passato ha ricoperto anche il ruolo di assessore alla moda di Milano e presidente del Comitato Lombardia per la moda.
“Oggi Dubai è la seconda destinazione di shopping dopo Londra e gli Emirati sono al quinto posto nel Global retail development index, l’indice del retail globale. Come area rappresentano quindi una grande opportunità di vendita per i marchi italiani”.
Non solo merce di lusso, però: “Negli ultimi tempi il consumatore non ricerca più come prima esclusivamente i top luxury brands, ma anche i second level brands, che sono marchi meno conosciuti ma comunque rappresentavi dello stile, dell’eleganza e della qualità italiana”, ha precisato Bozzetti, che ha aggiunto: “Pur avendo la disponibilità per acquistare capi di haute couture, ad esempio, le nuove generazioni non disdegnano un abito di uno stilista meno blasonato e meno conosciuto ma che sia comunque Made in Italy”.
Un trend, quello legato al business di fascia media, che si configura come il riflesso di un fenomeno più ampio. Dubai, infatti, è la città prescelta per fare da sfondo al prossimo Expo 2020, per il quale, ha concluso: “Gli Emirati stanno costruendo molti alberghi a quattro stelle e non più solo a cinque stelle lusso per attrarre anche un turismo medio-alto”.
@Articolo completo su MF fashion del 26 luglio 2017