Una ricerca diffusa in questi giorni ci ha rivelato che uno studio sulle tartarughe marine Caretta Caretta (prese come indicatori dell’impatto della plastica sugli animali del Mediterraneo, poiché largamente diffuse proprio in questi habitat e la cui caratteristica è quelle di ingerire rifiuti marini) ci ha riportato la triste verità che metà delle tartarughe del Mediterraneo hanno plastica in corpo. Un’altra notizia affine ci arriva invece dalle coste meridionali della Thailandia dove una balena pilota è morta dopo avere ingoiato ben 80 buste di plastica, pesanti complessivamente otto chilogrammi, che avevano portato l’animale nell’impossibilità di nutrirsi. La balena pilota uccisa dalla plastica è solo la vittima più recente di questa forma di inquinamento, che si ritiene uccida ogni anno centinaia di animali marini. Con queste tristi notizie di apertura è comprensibile perché la Giornata mondiale dell’Ambiente 2018 sia dedicata quest’anno proprio alla lotta all’inquinamento da plastica che minaccia gli oceani. Le celebrazioni principali quest’anno si svolgeranno in India ma lo slogan mondiale sarà “Beat plastic pollution. If you can’t reuse it, refuse it” ovvero “Sconfiggi l’inquinamento da plastica. Se non puoi riusarlo, rifiutalo”.
La Giornata mondiale dell’Ambiente, voluta dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e celebrata ogni anno il 5 giugno, nasce nel 1972 “per incoraggiare a livello mondiale la consapevolezza e l’azione per tutelare il nostro ambiente”. La data scelta dalle Nazioni Unite coincide con il primo giorno della Conferenza sull’ambiente umano tenutasi dal 5 al 16 giugno del 1972 a Stoccolma. La prima edizione risale al 1974 e, da allora, la Giornata è diventata un volano per intervenire sui problemi ambientali più urgenti a livello mondiale. Da quando è iniziata, la Giornata è cresciuta fino a diventare una piattaforma globale per la sensibilizzazione del pubblico ed è ampiamente celebrata oggi in oltre 100 Paesi. Ogni edizione ha un tema come filo conduttore che lega tutte le iniziative mondiali che si svolgono in onore dell’Ambiente: dalla desertificazione, allo scioglimento dei ghiacciai, ad una economia senza carbone, fino ai cambiamenti climatici tanto per citare alcuni temi dei passati anni, infine la lotta alla plastica monouso quest’anno. La giornata del 5 giugno è focalizzata proprio affinché tutte le persone siano invitate a prendersi cura della Terra e a fare qualcosa per essere parte del cambiamento futuro. Sono milioni le persone che hanno contribuito nel corso degli anni a guidare il cambiamento nelle abitudini di consumo e nelle politiche ambientali nazionali e internazionali. L’intento, quest’anno inoltre, è quello di stimolare i produttori e l’industria a creare proposte alternative alla plastica monouso, soprattutto con lo sviluppo di “nuovi” materiali innovativi e meno inquinanti. Secondo l’UNEP (ossia il programma per l’Ambiente dell’Onu) “ogni anno vengono riversati negli oceani ben 8 milioni di rifiuti plastici”. Sempre secondo l’Onu “mari ed oceani sono messi a dura prova dalla plastica” dal momento che, giusto per fare un esempio, “ogni minuto nel mondo vengono acquistate 1 milione di bottiglie di plastica e solo una piccolissima parte di queste viene riciclata”.
Un problema che affligge tutto il mondo e non esclude neanche il nostro Bel Paese. Da recenti indagini di Legambiente, attraverso il rapporto “Goletta Verde”, è stato infatti rivelato che “il 96% dei rifiuti galleggianti nei nostri mari è plastica. Una densità pari a 58 rifiuti per ogni chilometro quadrato di mare con punte di 62 nel mar Tirreno”. Nel solo Mediterraneo galleggiano così 250 miliardi di frammenti di plastica tra cui sopratutto: buste, teli, reti e lenze, frammenti di polistirolo e bottiglie che formano un mix di rifiuti pericolosissimi per noi, per gli animali e per l’ambiente in generale. Secondo l’indagine “Beach Litter 2018” l’inquinamento da plastica colpisce ovviamente anche le nostre spiagge nostrane: su 78 spiagge monitorate, per un totale di oltre 400 mila metri quadri sono stati trovati una media di 620 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia. E tra i materiali più trovati c’è proprio la plastica, con una percentuale dell’80% sul totale. L’uso indiscriminato e l’abbandono di tonnellate di rifiuti plastici non biodegradabili nei mari e negli oceani costituiscono così una minaccia grandissima ed un pericolo anche per l’habitat marino ricco di biodiversità e fondamentale per la vita dell’uomo. Ormai sentiamo sempre più spesso parlare di inquinamento ambientale, di surriscaldamento globale, di effetto serra e di cambiamenti climatici: tutte tematiche urgenti ma ancora non avvertite da moltissime persone. Il tema scelto dall’ONU nel 2018 è però forse uno dei più urgenti e preoccupanti degli ultimi anni, l’acqua è una fonte di vita e in quanto tale deve essere trattata: il consumo di plastica non fa altro che devastare gli oceani e uccidere intere specie. La ricorrenza è stata istituita infatti per sensibilizzare i governi e la popolazione sulle grandi tematiche ambientali, per non dimenticare mai che la natura deve essere tutelata e che dobbiamo trovare il modo migliore per farlo. Si tratta di un’emergenza globale che riguarda ogni aspetto della nostra vita. È nell’acqua che beviamo e il cibo che mangiamo.
Specialmente nella Giornata Mondiale dell’Ambiente non possiamo rimanere indifferenti: dovremmo tutti rimboccarci le maniche e nel nostro piccolo cercare di fare qualcosa. È questo il giorno in cui tutti, in tutto il mondo, si devono prendere cura attivamente della nostra terra. Se ognuno di noi quotidianamente facesse almeno una piccola azione green, ci sarebbero miliardi di buone azioni quotidiane sul nostro pianeta. Bisognerebbe così privilegiare, ad esempio, tessuti di fibre naturali, acqua del rubinetto, cialde per caffè compostabili (o la vecchia moka), prodotti con packaging ridotto, biodegradabile o compostabile, prodotti alla spina e ricariche, nonché, ovviamente, la raccolta differenziata. Per salvaguardare il pianeta e l’ambiente in cui viviamo sarebbe necessario poi formare e diffondere una cultura ambientale sia a livello scolastico per le nuove generazioni sia a livello tecnico normativo come sostegno per la politica nel suo compito di formulare ed emanare leggi più attente agli aspetti della biodiversità. Anche il singolo cittadino può fare qualcosa nella lotta alla plastica e questo non deve mai essere dimenticato.