Il mercato degli Emirati Arabi Uniti è in una fase particolarmente favorevole per le aziende del Belpaese che si preparano all’Expo di Dubai 2020 anche facendosi affiancare da consulenti specializzati.
Il Papa per la prima volta in un Paese arabo, gli Emirati Arabi Uniti, e precisamente nella loro capitale Abu Dhabi. E l’Eni che firma proprio con l’azienda petrolifera di Stato di Abu Dhabi, la Adnoc, un grandissimo piano di investimenti – una delle operazioni più significative del settore petrolifero degli ultimi anni – rilevandone per 3,3 miliardi di dollari il 20 per cento. Adnoc – va tenuto presente – controlla il quarto complesso di raffinazione al mondo. E consentirà all’Eni di migliorare del 50 per cento l’obiettivo del break-even di raffinazione, a circa 1,5 dollari al barile.
“Con quest’operazione Eni incrementa del 35% la propria capacità di raffinazione” ha commentato l’ad Claudio Descalzi, “ed è in linea con la nostra strategia volta a rendere il portafoglio di Eni maggiormente diversificato dal punto di vista geografico, più bilanciato lungo la catena del valore, più efficiente e più resiliente rispetto alla volatilità del mercato”.
Dunque negli Emirati qualcuno ci ama: e la presenza del premier Giuseppe Conte alla cerimonia della firma voleva suggellare l’altro contenuto istituzionale dell’accordo. Quest’operazione peró va inquadrata in un più generale fenomeno di consenso per l’Italia: “Si, gli Emirati Arabi Uniti ed in particolare l’Emirato di Abu Dhabi”, afferma Giovanni Bozzetti, presidente e fondatore di EFG Consulting, società specializzata nell’affiancamento di aziende italiane nel processo di internazionalizzazione verso il Medio Oriente, “si rivelano sempre più un mercato estremamente favorevole per le aziende italiane, come il caso Eni conferma. L’ambiente particolarmente favorevole per le aziende straniere, grazie anche ai numerosi incentivi del Governo locale annunciati recentemente dalla Abu Dhabi Chamber of Commerce, rappresenta uno straordinario elemento di attrattività per il sistema imprenditoriale italiano, unitamente alle straordinarie condizioni di sicurezza e estrema tolleranza nei confronti di ogni credo e ogni etnia che sono state recentemente testimoniate dalla visita del Pontefice ad Abu Dhabi”. Il che, in vista dell’Expo di Dubai 2020, rende davvero l’area di un’attrattività unica. Si calcola che quest’anno nei due grandi aeroporti degli Emirati transiteranno complessivamente oltre 150 milioni di passeggeri destinati a diventare 200 di qui al 2020. Se anche i turisti fossero meno della metà, staremmo pur sempre parlando di 70 milioni di persone, destinati a diventare 100. Più del traffico totalizzato oggi a Roma, Milano e Venezia. Gli italiani residenti sono 13 mila, le aziende italiane residenti circa 100, le agenzie commerciali 50 e i marchi depositati 8.765. I turisti dall’Italia 300 mila all’anno, su 10 voli giornalieri.
Sono i numeri di una corrispondenza di stima e simpatia sulla quale c’è chi sta facendo proficuamente leva da tempo. E il tutto deve essere letto incrociandolo con l’Agenda Nazionale per il 2021 – l’anno del Giubileo della Fondazione dell’Unione – un programma poderoso non solo in termini finanziari ma soprattutto culturali che punta a fare degli Emirati un Hub mondiale dell’economia competitiva della conoscenza. Il petrolio potrà non durare all’infinito, e nuovi angoli meravigliosi faranno concorrenza per il turismo, ma le competenze avranno sempre mercato. E qui fanno sul serio, a svilupparle. E intanto sviluppano il Pil: del 3,1% quest’anno, dopo il +2,9% registrato nel 2018.
SOURCE: ECONOMY