Oggi 2 dicembre 2021, si festeggia un importante traguardo per gli Emirati Arabi Uniti: il GIUBILEO D’ORO, 50 anni dalla fondazione della nazione nel 1971
Proprio 50 anni fa infatti, i governatori dei 7 Emirati – su invito di Shaikh Zayed, il primo Presidente del Paese e considerato il Padre della Nazione – hanno firmato la Costituzione degli Emirati Arabi Uniti in un’atmosfera di sincera fratellanza, fiducia reciproca e ferma determinazione a realizzare le aspirazioni del proprio popolo.
In questi 50 anni, gli Emirati Arabi Uniti sono passati dall’essere una sonnolenta periferia del mondo a uno degli stati più ricchi e avanzati, oltre che un vero crocevia di popoli, culture e merci in costante movimento tra Est ed Ovest.
Grazie alla “wise leadership” al governo, gli Emirati sono stati protagonisti di una crescita economica impressionante e costante, tra il 2000 e il 2018 la crescita media annua del Pil è stata vicina al 4% facendo di quella degli Emirati la seconda più grande economia dell’area del Golfo dopo l’Arabia Saudita.
Sistema infrastrutturale all’avanguardia, solide politiche di attrazione degli investimenti esteri, creazione di un business climate estremamente vantaggioso, un’economia diversificata, tassazione molto bassa e costi contenuti hanno contribuito a creare un favorevole scenario e far considerare gli Emirati uno dei migliori paesi al mondo per fare affari.
Da un decennio, in anticipo sugli altri Paesi del GCC, gli Emirati Arabi Uniti hanno avviato il processo di diversificazione economica post-oil, che riguarda soprattutto l’emirato di Abu Dhabi, primo tra i sette della federazione per giacimenti ed estrazione petrolifera. Industria della difesa, dell’energia nucleare e aerospaziale sono solo i tre volti più eclatanti dell’industrializzazione negli Eau.
Gli Emirati Arabi hanno ottenuto il “gold standard” per l’energia nucleare, grazie all’accordo firmato con gli Stati Uniti nel 2009 il “123 Agreement for Peaceful Civilian Nuclear Energy Cooperation”, in cui la federazione si impegna a non sviluppare tecnologia dual-use (civile e militare).
L’invio della sonda emiratina Amal (“speranza” in arabo) verso Marte è poi il segno più tangibile dell’“ossessione per i record” che oggi caratterizza gli Emirati Arabi Uniti e, soprattutto, del modo in cui Abu Dhabi guarda alla politica e al ruolo globale della federazione. Amal ha raggiunto l’orbita del Pianeta Rosso nel febbraio 2021: oltre duecento ingegneri emiratini hanno lavorato, per sei anni, a questo lancio spaziale, quando prima del 2014 non esisteva nel Paese neppure un’agenzia spaziale.
Traguardi come questi aprono la strada per il percorso post-oil di industrializzazione, investimenti, ricerca e knowledge transfer (trasferimento delle conoscenze per produrre competenze locali), intrapreso dagli Emirati Arabi nell’ultimo decennio. E contribuiscono a perseguire importanti obiettivi di soft power: coltivare l’immagine internazionale promossa dalla leadership degli Eau – quella di un paese globalizzato, iper-moderno, efficiente e competitivo e rafforzare il senso di orgoglio, identità e patriottismo della popolazione.
Oltre a ciò, valori come la tolleranza, il rispetto e la sicurezza guidano il Paese e hanno fatto sì che persone di differenti nazionalità e dei più diversi credo religiosi possano convivere serenamente: il 2019 è stato l’anno della Tolleranza, che ha visto celebrazioni imponenti ed è stato aperto dalla storica visita del Pontefice ad Abu Dhabi.
La ricerca dell’eccellenza in ogni ambito, il continuo superare sé stessi e l’incessante desiderio di oltrepassare i limiti di ciò che l’uomo può immaginare e quindi realizzare, sono stati il motore che ha spinto lo sviluppo degli Emirati Arabi Uniti.
Gli Emirati Arabi Uniti sono quindi un Paese giovane, ma proiettato verso il futuro e lo dimostra sicuramente Dubai che in meno di 50 anni ne è diventata il simbolo dell’urbanizzazione, dell’architettura moderna e dei rapidi cambiamenti.
Dubai, Abu Dhabi e Sharjah sono diventante nel giro di pochi decenni tre metropoli, protagoniste di un totale rinnovamento urbanistico e architettonico, contendendosi spesso il primato e l’eccellenza in molti campi. Tre città che sono una sfida dell’uomo, della tecnologia e dell’ingegneria alla natura.
Sua Altezza lo sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahyan, Presidente degli Emirati Arabi Uniti, ha dichiarato: ” il Cinquantesimo della fondazione degli Emirati Arabi Uniti ” rappresenta un momento storico decisivo nel nostro viaggio iniziato immediatamente dopo la dichiarazione dell’Unione degli Emirati Arabi Uniti nel 1971. È un riconoscimento della volontà risoluta e della forte determinazione che i nostri padri fondatori avevano nel costruire la loro nazione. Viene anche in riconoscimento dei sinceri sforzi compiuti dai nostri cittadini affinché la nostra nazione sia quello che vediamo oggi come uno dei paesi in migliore crescita e in più rapido sviluppo al mondo “.
La visione ambiziosa degli Emirati è quindi sempre più diventare il miglior paese al mondo entro il 2071.
Gli Emirati Arabi Uniti, e in particolare Dubai, puntano a diventare un “grande laboratorio di innovazione e sperimentazione per il resto del mondo”.
Nel 2022 aprirà il Museo del Futuro di Dubai: sarà un centro culturale dedicato al progresso scientifico e alla rivoluzione digitale, incubatore di iniziative imprenditoriali a elevato tasso innovativo. “See the future, create the future”: questo lo slogan del Museo del Futuro.
«Il futuro appartiene a chi sa immaginarlo, progettarlo, eseguirlo. Molti lo prevedono. Negli Emirati Arabi la pensiamo diversamente: noi lo creiamo» afferma Sua Altezza Mohammed bin Rashid Al Maktoum, Primo Ministro degli Emirati Arabi Uniti e ruler di Dubai.
Sempre di più gli EAU rappresentano quindi il nuovo centro mondiale del business e rappresentano un’opportunità imprescindibile per le aziende italiane.
SOURCE: ufficio stampa EFG CONSULTING