Dopo la performance sostenuta lo scorso anno (+20%), il valore dell’export italiano di beni proseguirà con una vivace dinamica anche quest’anno: nel 2023 le vendite oltre confine supereranno i 660 miliardi di euro grazie a una crescita attesa del 6,8%, per proseguire a un ritmo del 4,6% nel 2024 e del 3,8% medio annuo nel biennio successivo.
Previsioni positive anche per l’export di servizi (+7%), sulla scia dell’ottima dinamica riportata nel 2022 grazie in particolare all’allentamento delle restrizioni che continua a favorire la piena ripresa del settore turistico e dei connessi servizi di trasporto. L’andamento tornerà su tassi di crescita in linea alla media storica e permetterà di superare, al termine del periodo di previsione, i 140 miliardi di euro.
Le principali economie rappresentano le maggiori geografie di riferimento per le vendite italiane, anche se molto sta cambiando negli altri mercati di destinazione: Paesi del Golfo, India, Thailandia e Vietnam, senza dimenticare Messico, Brasile e Croazia, si stanno rivelando opportunità sempre più concrete e significative per il nostro export. Le radici di questo cambiamento sono tanto diverse fra loro quanto interconnesse: la volontà e necessità di una maggiore diversificazione ( delle strutture produttive verso un maggiore contenuto manifatturiero, e delle geografie , sia di sbocco sia delle fonti di approvvigionamento) così come per i percorsi della transizione energetica e della trasformazione digitale.
L’insorgere del conflitto russo-ucraino ha accelerato il “riassetto” energetico dello scacchiere internazionale, favorendo le economie del Golfo che hanno potuto stanziare ulteriori e consistenti risorse per piani d’investimento finalizzati alla diversificazione produttiva, con effetti positivi anche per la domanda di beni italiani, in particolare in Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti (EAU) dove il nostro export mostra tassi di crescita a doppia cifra quest’anno e oltre il 5% per il 2024.
Negli ultimi tre anni, le esportazioni italiane hanno superato la caduta subita durante la fase acuta della pandemia. Tuttavia, il contesto in cui le imprese operano è cambiato rispetto al 2019. Le interruzioni delle catene del valore globale e la ridefinizione delle fonti di approvvigionamento hanno modificato gli equilibri nel commercio internazionale. Oltre ai principali mercati tradizionali come Germania, Francia, Stati Uniti e Cina, si stanno aprendo nuove opportunità di mercato in Paesi come gli Emirati Arabi Uniti, l’India, la Corea del Sud, il Vietnam, il Messico e il Brasile. Questi mercati emergenti rappresentano opportunità significative per le esportazioni italiane, in un contesto di maggiore diversificazione delle strutture produttive, delle geografie di destinazione, dei mercati di sbocco e delle fonti di approvvigionamento. Inoltre, il mondo sta affrontando la transizione energetica e la trasformazione digitale, aprendo ulteriori possibilità per le imprese italiane.
Continuerà quest’anno e nel 2024 il buon andamento dell’export italiano, con una crescita particolarmente intensa nei mercati asiatici e del Golfo.
Gli Emirati Arabi Uniti si stanno confermando come un importante mercato di destinazione per le esportazioni italiane. Proseguono sulla strada della diversificazione, puntando a diventare un hub finanziario e logistico, con enfasi sul settore marittimo. I porti degli Emirati gestiscono il 61% del traffico cargo destinato ai Paesi del Golfo e il porto di Dubai (Jebel Ali) è uno dei venti porti più trafficati al mondo. Il paese sta investendo nella creazione di zone economiche speciali e aree industriali, che lo rendono attrattivo per le imprese che vogliono operare nell’area del Golfo. La connettività infrastrutturale è efficiente, e progetti come il L’Etihad Rail stanno potenziando il sistema ferroviario entro il 2030. Questi sviluppi hanno un impatto positivo sulle esportazioni italiane, con previsioni di crescita del 10% nel corso di quest’anno e del 6,7% l’anno successivo per settori come la meccanica, gli apparecchi elettrici e il tessile e abbigliamento.
SOURCE&CREDITS: report SACE